Moda hip hop

Nella moda, l'hip hop è lo stile di abbigliamento che caratterizza l'omonima subcultura. Sebbene abbia subito delle evoluzioni nel corso degli anni, la moda hip hop presenta alcune generalità, quali i vestiti larghissimi, spesso fuori misura, i berretti in lana o con visiera, le scarpe sportive, a volte slacciate e accessori dorati o vistosi.[1][2][3] Le connotazioni stradaiole della moda hip hop la rendono, inevitabilmente, correlabile alla street fashion.[2]
Storia
[modifica | modifica wikitesto]La moda hip hop nacque nei ghetti afroamericani di New York durante gli anni settanta, in concomitanza con le altre quattro espressioni che caratterizzano il fenomeno: i graffiti, il rap, la breakdance e il DJing.[1][3] Nel corso degli anni, lo stile ha subito molti cambiamenti. Dai pantaloni a zampa di elefante di fine anni settanta derivati dalla moda disco, (portati, ad esempio, dai Sugarhill Gang) e l' estetica più punk con pantaloni in cuoio e tute strappate che caratterizzò gli inizi degli anni ottanta, si passò alle tute, le t-shirt e i pantaloni abbondanti: una scelta nata dal bisogno di facilitare i movimenti dei ballerini di breakdance. Anche le donne maturarono un loro codice di vestiario, inizialmente caratterizzato da leggings e giacchette in pelle (come confermano ad esempio le J. J. Fad e le Salt-N-Pepa).[3][4] Gli appartenenti alla scena gangsta rap dei primi anni novanta indossavano magliette bianche o a quadri abbinate a pantaloni Dickies e scarpe Converse Chuck Taylor; nello stesso periodo, la scena alternative hip hop, rappresentata dai Native Tongues, si distinse per uno stile vivace che attingeva dallo stile dei figli dei fiori e dal rastafarianesimo.[4] Durante la metà del decennio, quando il rap aveva assunto connotati sociopolitici, la moda hip hop si appropriò dei pantaloni cargo, le cui ampie tasche potevano contenere oggetti di vario tipo e armi.[4] Agli inizi del nuovo millennio, la moda rap si caratterizzava per i pantaloni con cinturone tenuto larghissimo, in modo da rendere visibili le mutande; durante la metà del decennio erano diffusi i pantaloni skinny ripresi dalla subcultura hipster.[4]
Impatto culturale
[modifica | modifica wikitesto]La moda hip hop ha ispirato l'estetica di marchi e aziende anche di alta moda: tra coloro che ne hanno seguito le orme vi sono Tommy Hilfiger,[1][3] Karl Lagerfeld,[2] Gucci,[2] Ralph Lauren,[3] Cross Colours,[1] Karl Kani,[1] FUBU,[1] Pelle Pelle,[1] Avirex,[1] Rocawear,[1] J. Lo Inc.,[1] Ecko Red[1] e Mecca.[1] Vi sono artisti non rap che, in alcune occasioni, si sono ispirati ad essa come, ad esempio, il Michael Jackson del videoclip Bad,[1] Mariah Carey[2] e Gwen Stefani.[2] Alla moda hip hop sono state dedicati dei libri e delle rassegne nei musei.[3]
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f g h i j k l m Dizionario della moda 2010, Baldini Castoldi Dalai, 2009, p. 566.
- ^ a b c d e f Come l'hip hop ha influenzato la moda, e viceversa, su harpersbazaar.com. URL consultato il 6 giugno 2025.
- ^ a b c d e f Moda e hip hop, una storia d'amore che dura 50 anni e che per l'Estate 2023 continua a dettare tendenza, su elle.com. URL consultato il 6 giugno 2025.
- ^ a b c d La storia dell’hip hop dalla vita in giù, su vice.com. URL consultato il 6 giugno 2025.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- (EN) Stephanie Watson, Streetwear Fashion, Lerner Publications, 2014.
- (EN) Sowmya Krishnamurthy, Fashion Killa: How Hip-Hop Revolutionized High Fashion, Gallery Books, 2023.