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Prime editing

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Meccanismo del prime editing

Si definisce prime editing una tecnica di editing genomico basata su CRISPR che permette tramite un tipo di RNA, denominato prime editing guide RNA (pegRNA)[1], di manipolare il DNA, correggendo una determinata sequenza di nucleotidi.

Il pegRNA si dirige sulla zona da correggere e la proteina Cas9 taglia uno dei due filamenti della doppia elica del DNA, interviene poi l'enzima trascrittasi inversa che scrive la nuova sequenza corretta di DNA al posto del tratto rimosso e infine la proteina Cas9 che taglia l'altro filamento in maniera che questo si autoripari sfruttando la sequenza complementare[2][3].

Tale metodica consente di ridurre notevolmente la presenza di mutazioni off-target (perlopiù inserzioni o delezioni di basi indesiderate), ma si dimostra più adatta ad agire su sequenze corte invece che su sequenze lunghe di DNA[3].

Il primo studio sul prime editing è stato pubblicato dai ricercatori Andrew Anzalone e David Liu su Nature il 21 ottobre 2019[2][4].

Nel 2024 gli scienziati hanno provato che il DNA tollera persino la perdita (delezione) di sequenze anche lunghe, purché non vengano toccati i geni essenziali per la sopravvivenza cellulare.[5][6]

  1. ^ RNA guida per prime editing.
  2. ^ a b Prime, il nuovo editing genomico che reinventa CRISPR, in lescienze.it, 21 ottobre 2019. URL consultato il 22 ottobre 2019.
  3. ^ a b Prime editing: una nuova rivoluzione nel campo dell'editing genetico, in focus.it, 28 ottobre 2019. URL consultato il 31 ottobre 2019.
  4. ^ (EN) Search-and-replace genome editing without double-strand breaks or donor DNA, in nature.com, 21 ottobre 2019. URL consultato il 22 ottobre 2019.
  5. ^ Jonas Koeppel, Raphael Ferreira e Thomas Vanderstichele, Randomizing the human genome by engineering recombination between repeat elements, in Science, vol. 387, n. 6733, 31 gennaio 2025, pp. eado3979, DOI:10.1126/science.ado3979. URL consultato il 10 febbraio 2025.
  6. ^ Ottenuto il più grande remix del genoma umano - Biotech - Ansa.it, su Agenzia ANSA, 9 febbraio 2025. URL consultato il 10 febbraio 2025.

Voci correlate

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